Più di un convegno è stato, in un certo qual modo, un momento di “verifica”, quello tenuto sabato 13 scorso all’Auditorium comunale di Mascalucia: intrigante il tema dell’incontro – promosso e organizzato dal vice sindaco Fabio Cantarella – “L’Indipendentismo siciliano fra mito e realtà” che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico. Al tavolo dei relatori politici navigati come Pino Firrarello, Angelo Attaguile, Turi Grillo (guarda chi si rivede), il professore Mauro Guarino della Facoltà di Lettere dell’ateneo catanese, il presidente dell’Istituto “Terra e Liberazione” Mario Di Mauro e il giornalista Salvo Barbagallo. Un tavolo di relatori abbastanza variegato, assemblato chissà come dal vivace vice sindaco Fabio Cantarella, promotore e organizzatore dell’incontro che è apparso sin dall’inizio come una sorta di convention, viste le interessanti presenze in sala, dal Cavaliere del Lavoro Giuseppe Benanti a Stella Rao, da Roberto Commercio e Giuseppe Arena, al giovane presidente dell’associazione culturale “La Sicilia ai Siciliani” Gianluca Castriciano, giunto per l’occasione da Messina.
Dopo il rituale saluto del sindaco di Mascalucia Giovanni Leonardi, e l’altrettanto rituale ma molto articolata introduzione alla tematica da parte di Fabio Cantarella, che si è assunto il pesante onere del ruolo di moderatore, a prendere la parola d’avvio è stato Turi Grillo, autore di un recentissimo romanzo storico, “Il delitto Sicilia”, nel quale affronta con doviziosa fantasia avvenimenti legati all’indipendentismo siciliano. Grillo esplicita subito che attualmente in Sicilia non ci sono segnali di “voglia d’indipendenza” anche se permane come “ideale”, ma richiesta di “cambiamento” certamente c’è. A seguire Angelo Attaguile che si attarda a parlare del libro di Turi Grillo, da lui presentato recentemente a Caltagirone, e come questo libro stia contribuendo ad abbattere le barriere nord-sud. Attaguile, deputato nazionale della Lega delle Autonomie, spiega come il suo partito intende “sposare” le istanze siciliane, e quindi come il libro di Grillo assuma un alto significato politico.
L’intervento di Mario Di Mauro appare come una doccia fredda: “L’Indipendenza della Sicilia non è un mito, né una realtà: la Sicilia oggi non ha una sua identità, quando la conquisterà sarà maggiorenne”. Di Mauro ricorda lo scempio che è stato fatto della Sicilia, di quella Sicilia che interessa a tutti solo quando la intendono sfruttare, così come si sta facendo con le continue concessioni per le trivellazioni del petrolio.
Puntuali nelle osservazioni storiche le parole di Mauro Guarino, che parte dall’analisi dei libri di Salvo Barbagallo “Antonio Canepa ultimo atto” e “L’uccisione di Antonio Canepa”, con annotazioni anche tecniche sulle “interpretazioni dei fatti”, per finire con il denunciare e chiedersi apertamente “ma dove eravamo noi?” quando i fatti accadevano.
“Pino Firrarello ha fatto riferimento all’assenza di una cultura che doveva svilupparsi con l’Unità d’Italia, non disconoscendo, anzi sottolineando le responsabilità dei politici sugli sviluppi negativi che la Sicilia ha avuto nel tempo. Un consapevole “mea culpa” sull’impossibilità di applicare in pieno l’Autonomia.
A conclusione del ciclo di interventi, a Salvo Barbagallo è toccato il compito del contradditorio: a Grillo ha rammentato che il vivere troppo tempo fuori dalla Sicilia comporta inevitabilmente la perdita del “contatto diretto” con la realtà isolana e non conoscere approfonditamente cosa vogliono i giovani siciliani; ha dovuto contraddire Attaguile sostenendo che le “barriere” nord-sud sono lontane dal cadere, apprezzando però il suo ottimismo perché ciò si verifichi; a Firrarello ha rivolto l’invito che la classe politica prenda veramente coscienza dei propri errori e agisca di conseguenza senza attribuire responsabilità al tizio o al caio che non serve a nessuno, concludendo che oggi bisogna dare ai giovani non “risposte” vaghe ma la sicurezza di un domani.
Riprendendo il suo ruolo di moderatore, prima di avviare il dibattito con il pubblico presente, Fabio Cantarella ha riportato alla memoria il documentario che nel 1980 il regista Damiano Damiani realizzò per Rai Tre, “Sicilia…un sogno”, dove il regista dette la parola a protagonisti dell’indipendentismo siciliano allora ancora viventi, a storici, a politici, a imprenditori. Un documentario che dimostrava come la richiesta dell’indipendenza della Sicilia fosse una realtà, ma che sarebbe rimasta “un sogno”. Cantarella ha sottolineato che nonostante siano trascorsi 35 anni dalla realizzazione di quel documentario la gente di Sicilia quel “sogno” non lo ha cancellato.
Diversi gli interventi del pubblico, accalorati e interessanti come quello del Cavaliere del Lavoro Benanti (“Occorrono nuovi parametri per avere cambiamenti concreto e un forte riscatto civile e morale), di Giuseppe Arena (Anche il “popolo è da considerare complice” se i politici hanno preso il sopravvento), di Gianluca Castriciano e di altri che hanno suscitato pure vivaci, ma contenute polemiche.